Roero Arneis e Roero (Rosso): Due Anime della stessa DOCG

26 agosto 2025Daniele Borgogno
Roero Arneis e Roero (Rosso): Due Anime della stessa DOCG

Ieri in Enoteca un cliente mi ha chiesto: «Roero? È la zona dell’Arneis, giusto?»

Ho sorriso, perché sì… ma non solo. Il Roero, appena oltre il Tanaro rispetto a Barolo, ha un privilegio raro in Piemonte: è una DOCG sia bianca che rossa. Una cosa che persino molti piemontesi dimenticano. Sulle stesse colline convivono due espressioni distinte, come fratelli con caratteri diversi: da una parte il Roero Arneis DOCG—almeno 95% Arneis—dall’altra il Roero Rosso DOCG—almeno 95% Nebbiolo.

Il Roero Arneis parla di freschezza e luminosità, un vino di frutto croccante e profumi floreali. Il Roero Rosso, invece, racconta struttura e presa, ma con un passo più snello e agile rispetto ai cugini delle Langhe. Non è il vitigno a legarli, ma i terreni.

Il segreto del Roero sono infatti le sabbie, con fossili marini e stratificazioni friabili. Nel Roero Rosso, queste sabbie rendono il Nebbiolo più fine: tannini setosi, profilo minerale, agilità che regge l’invecchiamento con eleganza. Nel Roero Arneis, lo stesso terreno dona ai vini gioventù fragrante—fiori bianchi, agrumi, mandorla—e poi, col tempo, una mineralità salina che sorprende per longevità.

Questa doppia anima mi affascina. Poche DOCG riescono a tenere insieme due facce così diverse. E ancora più intrigante è la storia dell’Arneis. Chiamato “uva birichina” perché difficile da coltivare e vinificare, negli anni ’60 rischiava di sparire del tutto. Era considerato instabile, poco produttivo, e usato talvolta solo per smussare i tannini del Nebbiolo. In pochi filari resistette fino a quando, negli anni ’70, alcuni produttori visionari decisero di rilanciarlo. Da lì, il Roero Arneis divenne il simbolo bianco del territorio .

Negli anni ’80 tornò protagonista, e nel 1989 ottenne la DOC, poi elevata a DOCG nel 2005 insieme al Roero Rosso . Oggi il Roero Arneis è prodotto su oltre 1.000 ettari ed è riconosciuto come una delle grandi rinascite viticole del Piemonte. Giovane, racconta frutto e freschezza; maturo, sorprende con miele, camomilla e nocciola, capace di evolvere per dieci anni e più.

Il paradosso è curioso: mentre l’Arneis oggi esplora la via delle Riserve e dimostra potenziale di invecchiamento, ciò che gioverebbe al Roero Rosso è quasi l’opposto—più produttori che scelgono stili freschi, quotidiani, che valorizzino la fragranza naturale del Nebbiolo su sabbia.

Ecco perché dico sempre: quando leggi Roero in etichetta, non pensare subito e solo al bianco. C’è anche il lato rosso, legato alla stessa terra e altrettanto meritevole di essere scoperto.

Roero Arneis da uva birichina quais estinta a Icona

La storia del Roero Arneis è una delle più belle rinascite del Piemonte. Oggi è un bianco DOCG conosciuto a livello internazionale, ma appena sessant’anni fa stava scomparendo dai vigneti.

Le prime menzioni documentate dell’Arneis risalgono al Quattrocento. Per secoli è stato coltivato in piccole parcelle, spesso insieme al Nebbiolo. Ma non era un vitigno semplice: Arneis in dialetto piemontese significa “birichino”, e la definizione calzava a pennello. La pianta era poco costante, con rese irregolari, acidità fragile e una maturazione rapida che faceva perdere freschezza se raccolta tardi. Non stupisce quindi che, nel secondo dopoguerra, molti viticoltori abbiano preferito estirparlo a favore di varietà più affidabili.

Negli anni ’60 restavano pochi filari sparsi, spesso utilizzati per smussare i tannini del Nebbiolo. A salvarlo furono alcuni produttori lungimiranti. Grazie a nuove tecniche—fermentazioni a temperatura controllata, riduzione dei tempi di contatto con l’ossigeno, selezione di parcelle più vocate—riuscirono a valorizzare le doti naturali dell’Arneis.

Negli anni ’80 l’Arneis tornò protagonista, e nel 1989 nacque la DOC, poi elevata a DOCG nel 2005 assieme al Roero Rosso. Oggi il Roero Arneis conta oltre 1.000 ettari coltivati e rappresenta il volto bianco di questo territorio.

In gioventù il Roero Arneis racconta profumi di pesca bianca, pera, mela verde, mandorla fresca e fiori primaverili, sostenuti da acidità viva e mineralità salina. Con l’invecchiamento (8–10 anni nei migliori casi) evolve verso miele, camomilla, nocciola e una struttura sorprendentemente solida. È uno dei pochi bianchi italiani con vera vocazione all’affinamento.

Un dettaglio interessante è il confronto con il Langhe Arneis. Pur utilizzando lo stesso vitigno, i due vini appartengono a denominazioni diverse. Il Roero Arneis DOCG nasce dalle sabbie roerine e offre maggiore finezza aromatica, tensione minerale e freschezza. Il Langhe Arneis DOC, prodotto in un’area più ampia e meno specifica, tende a esprimere uno stile più morbido, fruttato e immediato. Il primo rappresenta il volto più identitario e controllato del vitigno, il secondo un’interpretazione più ampia e versatile.

Esiste anche una versione meno conosciuta: il Roero Arneis Spumante, sia Metodo Classico che Charmat. Raro ma intrigante, mette in risalto i profumi floreali e la freschezza agrumata dell’Arneis, trasformati in bollicine delicate e persistenti.

Così, da vitigno quasi dimenticato e soprannominato “birichino”, l’Arneis si è trasformato in icona del Roero, capace di unire immediatezza e profondità, tradizione e innovazione.

Non Solo Roero Arneis: il Nebbiolo sulla sabbia

Se il Roero Arneis è il volto bianco del territorio, il Roero Rosso ne rappresenta l’anima rossa. Ottenuto da almeno il 95% di Nebbiolo, con la possibilità di completamento da altre varietà locali, è il fratello più serio e strutturato, ma con una personalità molto diversa rispetto ai celebri vicini Barolo e Barbaresco.

Il motivo è semplice: il terreno.
Mentre nelle Langhe il Nebbiolo affonda le radici in marne calcaree e argillose, che regalano vini potenti, tannici e longevi, nel Roero il suolo è più leggero, dominato da sabbie con fossili marini e strati friabili. Questo contesto cambia radicalmente il carattere del vitigno: i tannini diventano più fini, la struttura più snella, l’aromaticità più spiccata. Il risultato è un Nebbiolo elegante, agile, profumato di rosa, viola e ciliegia, con un tocco minerale che prolunga il sorso.

Il disciplinare del Roero Rosso DOCG prevede almeno 20 mesi di affinamento, di cui 6 in legno. Per la versione Riserva, i tempi salgono a 32 mesi, sempre con almeno 6 di legno. Questi requisiti assicurano complessità, ma lasciano ai produttori libertà di interpretazione. Alcuni scelgono di valorizzare freschezza e immediatezza, imbottigliando vini più fruttati e fragranti; altri puntano a maggiore estrazione e invecchiamento, con lunghi affinamenti in botti grandi o barrique. In entrambi i casi, il filo conduttore resta la sabbia: finezza, agilità e una mineralità unica che distingue il Roero Rosso dai Nebbiolo delle Langhe.

Questa identità è insieme punto di forza e limite. Il Roero Rosso ha vissuto all’ombra di Barolo e Barbaresco, che dominano mercati e quotazioni. Ma negli ultimi anni sommelier e appassionati hanno riscoperto il suo valore: un Nebbiolo più accessibile, spesso con un ottimo rapporto qualità-prezzo, eppure capace di invecchiare con grazia per 10–15 anni. Con il tempo sviluppa note di rosa appassita, tabacco, tartufo e spezie, mantenendo sempre una freschezza che lo rende riconoscibile.

Il paradosso è affascinante: mentre l’Arneis esplora la strada delle Riserve e dimostra sorprendente longevità per un bianco, ciò che potrebbe rafforzare il futuro del Roero Rosso è proprio l’opposto—più produttori che scelgano versioni giovani, fragranti, quotidiane. Il territorio ha un dono naturale per esprimere un Nebbiolo elegante e scorrevole, che non ha bisogno di somigliare ai vicini più blasonati per conquistare spazio.

Il Roero Rosso, con il suo passo leggero ma sicuro, rappresenta un Nebbiolo che sa distinguersi: figlio della sabbia, fratello diverso, voce autonoma del Piemonte.

 

FAQ Domande frequenti sul Roero Arneis e non solo

1. Che cos’è il Roero Arneis?

Il Roero Arneis è il vino bianco simbolo del Roero DOCG, prodotto con almeno il 95% di uva Arneis. È conosciuto per i profumi floreali, la freschezza e la spiccata mineralità donata dai terreni sabbiosi.

2. Come si riconosce il gusto del Roero Arneis?

Da giovane offre note di pesca, pera, mela verde, fiori bianchi e mandorla fresca. Con l’invecchiamento sviluppa complessità con miele, camomilla, frutta secca e una decisa impronta minerale.

3. Qual è la differenza tra Roero Arneis e Langhe Arneis?

Entrambi nascono dallo stesso vitigno, ma il Roero Arneis DOCG proviene dalle colline sabbiose del Roero, con aromi più fini, freschezza e tensione minerale. Il Langhe Arneis DOC, prodotto in un’area più ampia, tende invece ad avere uno stile più morbido, fruttato e immediato.

4. Esiste anche lo Spumante di Roero Arneis?

Sì. Alcuni produttori elaborano il Roero Arneis Spumante, sia con Metodo Classico sia con Metodo Charmat. Si tratta di una versione rara ma interessante, che valorizza freschezza agrumata e profumi floreali, trasformandoli in bollicine fini e vivaci.

5. Il Roero Arneis può invecchiare bene?

Sebbene la maggior parte venga consumata giovane, le migliori etichette possono evolvere per 8–10 anni, sviluppando note mielate e minerali di grande eleganza.

6. Perché l’Arneis veniva chiamato “uva birichina”?

Negli anni ’60 era considerato difficile da coltivare: rese basse, acidità delicata e vinificazioni complesse. Da qui il soprannome di uva birichina. Fu quasi abbandonato, ma produttori locali lo hanno salvato, trasformandolo nell’icona bianca del Roero.


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